Enfilade

Exhibition | The Three Graces of Antonio Canova

Posted in exhibitions by Editor on April 7, 2014

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From the Canova Museum:

Le Grazie di Antonio Canova
Museo e Gipsoteca Antonio Canova, Possagno, 6 December 2013 — 4 May 2014

Canova le ha interpretate in due esemplari, molto simili. Il primo, ora all’Ermitage di San Pietroburgo, glielo commissionò Josephine de Beauharnais, all’epoca moglie di Napoleone; il secondo al Duca di Bedford che, visto il gesso che lo scultore teneva nel suo atelier romano, lo supplicò di creargli un ulteriore esemplare in marmo. Canova riprese il modello, apportando piccoli cambiamenti e, quasi per allontanare il momento di distacco dall’opera, l’accompagnò personalmente sino alla nuova dimora inglese. Oggi quel magnifico marmo è equamente suddiviso, sette anni ciascuno, dalla National Gallery of Scotland di Edimburgo e dal Victoria & Albert Museum di Londra.

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Antonio Canova, The Three Graces (London: V&A)

Dall’inizio di quelle vicende sono passati esattamente due secoli: il modello originale in gesso delle Grazie è infatti datato 1813. In questi due secoli la fama delle tre bellezze canoviane è diventata universale. La sinuosità delle forme femminili, la delicatezza e la morbidezza nonché la ricercata levigatezza del marmo determinano un gioco di luci ed ombre che affascinano chiunque le ammiri.

Nella sua Casa-Museo, nella natia Possagno, Canova lasciò il gesso originale della prima versione delle Grazie, quel gesso su cui aveva lavorato per creare il suo capolavoro. La levigatezza del marmo finale era qui ricreata da una patina in cera d’api. A Possagno giunse anche il gesso tratto dalle Grazie inglesi, quale documento da conservare a perenne memoria dell’arte del grande scultore.

Grazia e violenza non vanno d’accordo. Lo conferma, se ce ne fosse bisogno, il destino dei due capolavori del Canova. I gessi, con altre opere conservate nella Gipsoteca vennero investiti dalla nuvola di calcinacci causata dai cannoneggiamenti austroungarici durante la Prima Grande Guerra, quando Possagno, ai piedi del Grappa, era zona di battaglia. Particolarmente gravi i danni subiti dal gruppo “inglese” che vide le Grazie ritrovarsi con volti e busti drammaticamente lesionati. All’indomani del conflitto, Stefano e Siro Serafin, custodi e abilissimi restauratori, sanarono molti dei danni. Non agirono invece sulle Grazie di Bedfod che, deturpate trovarono sede nella sala del consiglio comunale di Possagno, a stridente ricordo di un guerra terribile per il paese. Il secondo gruppo di Grazie, restaurato è esposto nell’Ala Scarpiana della Gipsoteca.

A cent’anni dallo scoppio della Grande Guerra, mentre l’Europa si appresta a ricordare quel centenario, anche le Grazie “inglesi” risorgono, ritrovando tutte le loro parti. Quello che i Serafin non si sentirono di fare lo consente ora la tecnologia.
Grazie alla collaborazione delle National Galleries of Scotland, di Edinburgo, proprietari del prezioso marmo, è stato possibile fotografare e scansionare l’opera e grazie all’elettronica si è riusciti a ricomporre le parti mancanti al gesso di Possagno.

“Se Canova avesse lasciato sul marmo una sola impronta digitale, la ritroveremmo sul gesso restaurato”. Ad affermarlo è Mario Guderzo Direttore del Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno che, con Ugo Soragni, Direttore Regione per i Beni Culturali, Giuseppe Pavanello, dell’Università di Trieste e Direttore del Centro Studi Canoviani di Possagno, Marica Mercalli, Soprintendente per i Beni Storici e Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Venezia, Padova, Belluno e Treviso e Aidan Weston Lewis, dello Scottish National Gallery di Edinburgo, Guancarlo Cunial della Gipsoteca di Possagno, componenti dell Comitato Scientifico della mostra. A dire dell’incredibile grado di perfezione raggiunto da questa tecnica, che aveva già dato prova di sé per un altro gesso di Canova, la Danzatrice, anch’essa deturpata dalla guerra, che ha ritrovato braccia e cembali.

In mostra, dal 7 dicembre al 4 maggio, si potranno ammirare entrambi gruppi delle Grazie, quello “russo”, e quello “inglese” così recuperato. Con i gessi, i due bozzetti, l’uno proveniente dal Museo di Lione, il secondo oggi di proprietà del Museo di Bassano. Poi tempere, disegni, incisioni, sempre intono al tema delle Grazie.

Mostra nella mostra è l’esposizione delle crude immagini della Gipstoteca e dei Gessi di Canova all’indomani dei bombardamenti: immagini concesse da due archivi pubblici, drammatiche nella volontà di costituire una precisa documentazione di un orrore.

“Questa mostra, afferma il Presidente della Fondazione Canova, Giancarlo Galan, sarà un’ulteriore conferma della centralità del patrimonio canoviano conservato gelosamente a Possagno e ne sottolineerà l’impegno espresso in termini di tutela e valorizzazione delle opere. Rimane fondamentale per la Storia dell’arte quanto Canova ha voluto lasciare alla sua terra facendola, così, diventare il centro mondiale dell’arte del grande Scultore.

New Book | Mimesis Across Empires

Posted in books by Editor on April 7, 2014

From Duke UP:

Natasha Eaton, Mimesis across Empires: Artworks and Networks in India, 1765–1860 (Durham: Duke University Press, 2013), 352 pages, ISBN: 978-0822354802, $30.

978-0-8223-5480-2_prIn Mimesis Across Empires, Natasha Eaton examines the interactions, attachments, and crossings between the visual cultures of the Mughal and British Empires during the formative period of British imperial rule in India. Eaton explores how the aesthetics of Mughal ‘vernacular’ art and British ‘realist’ art mutually informed one another to create a hybrid visual economy. By tracing the exchange of objects and ideas—between Mughal artists and British collectors, British artists and Indian subjects, and Indian elites and British artists—she shows how Mughal artists influenced British conceptions of their art, their empire, and themselves, even as European art gave Indian painters a new visual vocabulary with which to critique colonial politics and aesthetics. By placing her analysis of visual culture in relation to other cultural encounters—ethnographic, legislative, diplomatic—Eaton uncovers deeper intimacies and hostilities between
the colonizer and the colonized, linking artistic mimesis to the larger colonial
project in India.

Natasha Eaton is a Lecturer in the History of Art at University College London.

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C O N T E N T S

List of Illustrations
Acknowledgments
Introduction
1. Colonizing the Exotic: Indian and Colonial Art in London
2. The Mirroring of Mirrors: Nostalgia, Sovereignty, and Unhomely Images in Calcutta
3. Mimicking Kingship: Sovereign Genealogies, Vernacular Landscape, and the Work of William Hodges
4. Art and Gift in India: Mimesis and Inalienability
5. Sacrifice and the Double: Physiognomy, Divination, and Ethnographic Art in India
Conclusion
Notes
Works Cited
Index

 

 

New Book | Colour, Art, and Empire

Posted in books by Editor on April 7, 2014

From Macmillan:

Natasha Eaton, Colour, Art, and Empire: Visual Culture and the Nomadism of Representation (London: I. B. Tauris, 2013), 416 pages, ISBN: 978-1780765198, $105.

9781780765198Colour, Art and Empire explores the entanglements of visual culture, enchanted technologies, waste, revolution, resistance and otherness. The materiality of color offers a critical and timely force-field for approaching afresh debates on colonialism. Located at the thresholds of nomenclature, imitation, mimesis and affect, this book analyses the formation of color and politics as qualitative overspill. Here color can be viewed both as central and supplemental to early photography, the totem, alchemy, tantra and mysticism. From the 18th-century Austrian empress Maria Theresa, to Rabindranath Tagore and Gandhi, to 1970s Bollywood, color makes us adjust our take on the politics of the human sensorium as defamiliarizing and disorienting.

Color wreaks havoc with western expectations of biological determinism, objectivity and eugenics. Beyond the cracks of such discursive practice, color becomes a sentient and nomadic retort to be pitted against a perceived colonial hegemony. Its alter materiality’s and ideological reinvention as a resource for independence struggles, makes color fundamental to multivalent genealogies of artistic and political action and their relevance to the present.

Natasha Eaton is a Lecturer in the History of Art at University College London.

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C O N T E N T S

1. Introduction: Chromo Zones and the Nomadism of Colour
2. Alchemy, Painting and Revolution in India, 1750–1860
3. Supplement, Subaltern Art, Design and Dyeing in Britain and South Asia, 1851–1905
4. Part 1: Still Dreaming of the Blue Flower? Race, Anthropology and the Colour Sense
5. Part 2: Creole Laboratory: Anthropology and Affect in the Torres Strait
6. Swadeshi Colour Throughout the Philtre/Filter of Indian Nationalism, 1905–1947

 

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